In un periodo così teso a livello internazionale, dove i diritti umani e il diritto internazionale risultano pestati e infranti ai livelli più alti mai visti dopo il ‘45, Frame for Life si inserisce ascoltando la voce dei fotografi, videomakers, registi e esperti.
In questa terza intervista che facciamo sul tema palestinese, oggi vogliamo guardare Gaza attraverso il personale sguardo di chi l’ha conosciuta, anche prima di questo momento, lo facciamo intervistando Daniele Napolitano, fotografo e videomaker, video giornalista e formatore, e soprattutto appassionato di sociale e mosso dalla necessità di raccontare attraverso le immagini quello che accade nella società. Oggi collabora con Agenzie stampa e live broadcast televisivi, quali Euronews, Svet Solution, European Alternative, 9 Colonne | Italia.
Fabio Moscatelli, amico e collega di Daniele, lo ha intervistato per Frame for Life.
“Daniele, siamo stati compagni presso la Scuola Romana di Fotografia; ricordo ancora le tue foto scattate durante le manifestazioni che si susseguivano in quegli anni. Ti ho ritrovato qualche anno dopo come videomaker, soprattutto impegnato a Gaza. Ecco perchè oggi ho voluto raccogliere la tua preziosa testimonianza”.

Daniele, la tua prima volta a Gaza?
Era il gennaio del 2015, partimmo come una sorta di carovana, la prima che si muoveva dalla guerra del 2014 in cui perirono circa 2000 palestinesi. Eravamo con Valerio Nicolosi, una carovana solidale che organizzava laboratori artistici e attività ludiche per la popolazione di Gaza; dalla fotografia allo skateboard. Dopo quel gennaio sarei tornato altre 7 volte, quasi una volta l’anno finché è stato possibile.

Cosa vuol dire vivere a Gaza?
E’ un luogo pieno di positività, anzi era…
Una ricca vivacità culturale e artistica. Ti faceva sentire a casa, mi sentivo a casa in un luogo ‘povero’. Povero di diritti mai garantiti e spesso senza servizi essenziali. La vera follia di Gaza è che nascere li’ significava nascere e crescere in gabbia, non si può varcare alcun confine; è una vera violenza del diritto questa restrizione della libertà. Ma paradossalmente il popolo di Gaza sentiva un forte senso di appartenenza, volevano vivere a Gaza, felici di esserci!

Il tuo ricordo più bello legato ai tuoi giorni a Gaza.
Ricordo un piccolo bar, tra l’altro recentemente bombardato, che si affacciava sul mare.
Una piccola oasi di tranquillità. Le fragole! Una coltivazione di fragole al confine Nord con Israele; interi capannoni dedicati. Chi lo avrebbe mai pensato che a Gaza ci fossero fragole così squisite. Gelati, frullati, frutti semplici, sapori indimenticabili! E in ultimo gli allenamenti di pugilato dei giovani ragazzi palestinesi.
Gaza oggi.
l’Oggi è sempre sembrato inevitabile.
I veri sconfitti di questa tragedia umanitaria siamo noi Occidentali; lo dicevano spesso i palestinesi, consapevoli dell’indifferenza che gli abbiamo sempre riservato. Noi europei dovremmo venire a patto con la nostra mentalità, agiamo pensiamo facciamo tutto per poi disfarlo e agire in maniera diametralmente opposta. Tutto questo è anche colpa nostra!
La tua speranza per Gaza.
Sarebbe bello un domani prenotare un volo di linea che atterri a Gaza, senza pensare a visti, autorizzazioni; non come una carovana umanitaria, ma come un gruppo di amici che va a godersi una vacanza per poi ritrovarsi in un bar affacciato sul mare a sorseggiare un frullato di fragole…

Per vedere i lavori di Daniele Napolitano, vai su:
Intervista a cura di Fabio Moscatelli, Direttore Artistico di Frame for Life